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Era il 2017 quando il New Yorker scriveva: "La famiglia Assad: nemesi di nove presidenti degli Stati Uniti... Ci sono voluti meno di cento giorni al presidente Trump per scoprire che la dinastia Assad potrebbe essere anche la sua nemesi."
La Siria moderna è un prodotto dell'accordo Sykes-Picot (1916), un'intesa segreta tra Francia, Regno Unito e Russia (e molto marginalmente Italia) che smembrò l'Impero Ottomano in sfere di influenza occidentali. Questo accordo ignorò completamente le realtà etniche, religiose e culturali della regione, tracciando confini artificiali che includevano popolazioni con profonde rivalità.
La Siria, assegnata alla Francia come mandato dalla Società delle Nazioni nel 1920, fu governata colonialmente fino all'indipendenza nel 1946. Durante il mandato francese, si accentuarono divisioni settarie tra sunniti, alawiti, drusi e cristiani, che i francesi spesso sfruttarono per mantenere il controllo.
L'accordo, formalmente conosciuto come Accordo Asia Minore, fu un'intesa segreta tra:
Francia, rappresentata da François Georges-Picot.
Regno Unito, rappresentato da Mark Sykes.
Russia, che approvò l'intesa e fu inclusa nella spartizione, anche se non direttamente negoziatrice del documento.
Italia venne successivamente coinvolta attraverso l'Accordo di San Giovanni di Moriana (1917), che le garantì alcune rivendicazioni territoriali nell'area dell'Anatolia, in base alle promesse fatte dagli Alleati per attirarla nella guerra.
L'obiettivo era dividere le province arabe dell'Impero Ottomano, una volta crollato, in sfere di influenza e controllo tra le potenze vincitrici della Prima Guerra Mondiale:
Francia: avrebbe controllato la Siria e il Libano, oltre a una parte dell'attuale Turchia sud-orientale. La Francia avrebbe poi ottenuto un mandato ufficiale dalla Società delle Nazioni nel 1920. Tuttavia, la popolazione siriana si oppose sempre fortemente al dominio coloniale, sfociando in diverse ribellioni, come la Grande Rivolta Siriana del 1925-1927, guidata da leader nazionalisti come Sultan al-Atrash. La Francia, nonostante avesse concesso una parvenza di autonomia con una Costituzione nel 1930, mantenne il controllo su aspetti fondamentali come la politica estera e la difesa.
Regno Unito: avrebbe avuto il controllo della Mesopotamia (odierno Iraq) e una sfera di influenza che comprendeva la Giordania e la Palestina.
Russia: avrebbe ricevuto la zona degli stretti del Bosforo e del Dardanelli, insieme a parti dell'Anatolia orientale.
La regione attorno a Gerusalemme e alla Palestina veniva designata come un territorio internazionale, sotto controllo collettivo.
L'accordo ignorava completamente le promesse fatte agli arabi nella Corrispondenza McMahon-Hussein (1915-1916), in cui il Regno Unito aveva garantito l'indipendenza araba in cambio del sostegno contro l'Impero Ottomano. Questo tradimento fu una delle cause della diffidenza araba verso le potenze occidentali.
Inoltre:
Gettò le basi per i confini moderni del Medio Oriente, spesso tracciati senza considerare le realtà etniche, religiose e culturali locali.
La spartizione rese il Medio Oriente un campo di competizione tra potenze esterne, introducendo tensioni che persistono ancora oggi.
Con la Rivoluzione d'Ottobre del 1917, i bolscevichi pubblicarono i dettagli segreti dell'accordo, denunciandolo come un esempio della diplomazia imperialista. Questo rivelò al mondo arabo e al resto del mondo il tradimento delle promesse di autodeterminazione.
In sintesi, sebbene Francia e Regno Unito abbiano avuto un ruolo predominante nel Sykes-Picot, l'accordo rifletteva un'alleanza più ampia tra le potenze dell'epoca, ciascuna con interessi divergenti e ambizioni espansionistiche. Il risultato fu la creazione di stati artificiali, fragili e facilmente manipolabili, le cui conseguenze si riflettono ancora oggi nelle crisi del Medio Oriente.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la Siria divenne strategicamente importante. Le forze francesi di Vichy (collaborazioniste con la Germania nazista) controllavano la Siria, ma nel 1941 fu invasa e occupata dalle forze britanniche e della Francia Libera (sotto Charles de Gaulle).
La Francia Libera promise l’indipendenza alla Siria e al Libano per ottenere il sostegno locale, ma dopo la guerra i francesi cercarono di mantenere il controllo, provocando tensioni.
Dopo la guerra, il nazionalismo siriano prese forza.
Mobilitazione Nazionalista. I movimenti politici, come il Blocco Nazionalista, guidati da figure come Shukri al-Quwatli, divennero sempre più influenti, chiedendo l’indipendenza totale.
Pressioni Internazionali. Stati Uniti, Unione Sovietica e Regno Unito, all'interno del nascente sistema delle Nazioni Unite, esercitarono pressioni sulla Francia affinché rispettasse le aspirazioni indipendentiste della Siria.
Incidenti del 1945. Nel maggio 1945, le tensioni culminarono in un confronto armato tra le forze francesi e siriane. La Francia bombardò Damasco per reprimere le proteste, causando morti e un’ondata di indignazione internazionale.
Alla fine, la Francia fu costretta a cedere:
Nel 1946, sotto la crescente pressione internazionale, in particolare del Regno Unito e degli Stati Uniti, la Francia iniziò il ritiro delle sue truppe.
Il 17 aprile 1946, le ultime forze francesi lasciarono il Paese, segnando ufficialmente la fine del mandato e l’indipendenza della Siria.
Il Blocco Nazionalista, che aveva lavorato per decenni per l'indipendenza, prese il controllo del governo del nuovo stato. Shukri al-Quwatli divenne il primo presidente della Siria indipendente. La Siria iniziò così il suo percorso come stato sovrano, sebbene fosse caratterizzato da instabilità politica interna e dalla continua influenza delle potenze straniere nella regione.
Dopo l'indipendenza del 1946 , la Siria sperimentò decenni di instabilità politica, con colpi di Stato frequenti e una lotta per il controllo tra nazionalisti arabi, islamisti e comunisti.
Il, PCS, Partito Comunista Siriano era stato fondato nel 1924, sostenuto dall'Unione Sovietica si era occupato di questioni come la giustizia sociale, la lotta contro l’imperialismo e il miglioramento delle condizioni di vita delle classi meno abbienti, ottenendo un certo sostegno tra i lavoratori e le minoranze. Promosse politiche anti-imperialiste e sostenne la lotta contro l’influenza statunitense e britannica nella regione. Durante i primi anni '50, il PCS fu represso e i suoi leader perseguitati, anche se il partito continuò a operare clandestinamente
Nel 1963, il partito Ba'ath prese il potere, avviando una fase di autoritarismo culminata nel regime della famiglia Assad a partire dal 1970, con Hafiz al-Asad, seguito da suo figlio Bashar nel 2000.
Sotto Assad, il Paese cercò di mantenere un equilibrio tra le numerose comunità etniche e religiose, ma lo fece attraverso la repressione e il controllo capillare, soprattutto a favore della minoranza alawita, a cui apparteneva la famiglia Assad. Questo alimentò un malcontento di lunga durata.
Le proteste del 2011, iniziate nel contesto delle Primavere arabe, furono forse una manifestazione del malessere sociale accumulato nel tempo, forse il tassello di un programma sofisticato di guerra ibrida e gestione sociale lanciato dall'occidente.
Le origini del gruppo Facebook che promosse l’“Intifada siriana 15 marzo” – una delle pagine che incitarono pubblicamente alle prime proteste contro il regime di Bashar al-Assad nel 2011 – restano in larga parte avvolte nell’anonimato. I fondatori e gli amministratori di quelle pagine siriane operavano per lo più sotto pseudonimi e senza rivelare le proprie identità.
Secondo analisi condotte all’epoca da giornalisti e ricercatori, dietro a tali iniziative online vi erano un insieme eterogeneo di attivisti alcuni dei quali vivevano in Europa o negli Stati Uniti, altri sul territorio nazionale. I loro canali di comunicazione erano forum, gruppi e pagine Facebook, Twitter e siti web affiliati: spazi virtuali relativamente liberi da controllo, dove si potevano coordinare date, luoghi e slogan delle proteste, almeno nelle fasi iniziali della mobilitazione.
Rivelazioni dalle Email di Hillary Clinton: Email rese pubbliche nel 2016 hanno rivelato che, dopo la caduta di Gheddafi in Libia, l'amministrazione statunitense considerava la rimozione di Assad in Siria come un obiettivo strategico. Inoltre, è emerso che Google aveva sviluppato strumenti per aiutare i dissidenti siriani, in collaborazione con il Dipartimento di Stato, indicando un coinvolgimento tecnologico nel sostegno all'opposizione Washington Examiner.
Contemporaneamente la CIA, con il sostegno di alcuni alleati regionali, in particolare l’Arabia Saudita e la Giordania, avviava Timber Sycamore, un programma segreto di assistenza militare volto a sostenere i gruppi ribelli siriani “moderati” nella lotta contro il regime di Bashar al-Assad. Il programma dell’amministrazione Obama venne rivelato al grande pubblico solo diversi anni dopo, attraverso inchieste giornalistiche e fughe di notizie, e rappresentò uno degli interventi segreti più ampi e complessi condotti dagli Stati Uniti in Medio Oriente dopo il conflitto afghano negli anni Ottanta.
Caratteristiche principali del programma:
Finalità:
L’obiettivo dichiarato era di rafforzare le forze ribelli ritenute “moderate”, fornendo loro armi, addestramento e supporto logistico. L’intento era evitare il collasso dell’opposizione laica e non jihadista, controbilanciando contemporaneamente l’influenza di gruppi estremisti come Al-Nusra e, più tardi, lo Stato Islamico.
Cooperazione con alleati regionali:
Timber Sycamore non fu unicamente un’iniziativa statunitense. L’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e la Giordania fornirono ingenti finanziamenti, armi e facilitazioni logistiche. La Giordania, grazie alla sua posizione strategica a sud della Siria, divenne una piattaforma logistica cruciale per l’addestramento dei ribelli.
Modalità di attuazione:
Il programma prevedeva l’addestramento di gruppi selezionati di ribelli in basi segrete sul territorio giordano, dove istruttori della CIA (e in alcuni casi forze speciali alleate) insegnavano tattiche di guerriglia, uso di armamenti moderni, coordinamento nelle comunicazioni e altre abilità operative. Una volta formati, i ribelli venivano inviati in Siria con equipaggiamento e sostegno materiale.
Fornitura di armi:
Il programma rifornì i gruppi ribelli di mitragliatrici leggere, fucili d’assalto, munizioni, equipaggiamenti per la visione notturna, missili anticarro (come gli FGM-148 Javelin o TOW, in alcuni casi) e altri armamenti utili a fronteggiare l’esercito siriano. Molte di queste armi provenivano da mercati “coperti”, paesi terzi o da vecchi arsenali dell’Europa orientale per ridurre la tracciabilità dell’origine statunitense.
Critiche e conseguenze non intenzionali:
Nel tempo, uno dei principali problemi del programma Timber Sycamore fu la difficoltà nel garantire che le armi e gli addestramenti non finissero nelle mani di gruppi radicali. L’instabilità del contesto siriano, la fluidità delle alleanze tra le fazioni sul terreno e la corruzione in alcune catene di comando portarono a diversi casi in cui armamenti destinati ai “moderati” arrivarono a gruppi estremisti. Ciò contribuì a complicare ulteriormente il conflitto e a sollevare seri interrogativi sull’efficacia strategica e morale dell’operazione.
Ridimensionamento e cessazione del programma:
Con l’avanzare della guerra siriana e l’emergere di nuovi equilibri sul campo — il rafforzamento del regime grazie al sostegno russo e iraniano, la crescita dello Stato Islamico, la difficoltà di individuare sul lungo termine alleati moderati e affidabili — l’amministrazione Obama prima, e quella Trump poi, ridimensionarono progressivamente l’iniziativa. Nel 2017 il presidente Trump decise di porre fine al programma, ritenendolo costoso, inefficace e potenzialmente controproducente per gli interessi statunitensi.
In sintesi:
Timber Sycamore fu un tentativo massiccio, complesso e discreto di influenzare l’esito della guerra civile siriana sostenendo gruppi ribelli selezionati. Nonostante il notevole investimento di risorse e l’ampio coinvolgimento di attori regionali, non riuscì a produrre i risultati sperati e suscitò numerose critiche per il rischio di alimentare ulteriore caos sul campo di battaglia. Negli studi successivi, viene spesso citato come esempio delle difficoltà e degli effetti collaterali di strategie d’ingerenza segreta in conflitti civili frammentati e altamente complessi.
OPERAZIONE TIMBER SYCAMORE: LA GUERRA SEGRETA DELLA CIA IN SIRIA (ComeDonChisciotte)
Russia - La Russia, principale alleato del regime di Assad, ostacolò attivamente Timber Sycamore fornendo supporto militare diretto al governo siriano dal 2015, con operazioni aeree che miravano anche a ribelli supportati dagli Stati Uniti, denunciando l’operazione come una violazione della sovranità siriana e accusando gli Stati Uniti di sostenere indirettamente il terrorismo. La Russia usò il suo veto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU per bloccare risoluzioni che avrebbero potuto ampliare il supporto ai ribelli.
Iran - L’Iran, altro alleato cruciale di Assad, fornì sostegno attraverso le sue milizie proxy, come Hezbollah, e operò per contrastare i gruppi armati ribelli che ricevevano armi dalla CIA. La presenza iraniana e il suo supporto al regime resero difficile per i ribelli mantenere il controllo di aree strategiche.
Turchia - Sebbene inizialmente alleata degli Stati Uniti nel sostenere i ribelli, la Turchia divenne un ostacolo indiretto. Cercò di contenere le forze curde siriane (YPG), che erano sostenute dagli Stati Uniti ma viste come una minaccia esistenziale da Ankara. Questa divergenza di obiettivi strategici complicò il coordinamento tra i ribelli siriani e i loro sostenitori esterni.
2013: Emergenza di gruppi estremisti
Giugno: L'ISIS inizia a guadagnare terreno in Siria, complicando ulteriormente il conflitto.
2014: Interventi internazionali
Settembre: La coalizione guidata dagli Stati Uniti avvia operazioni aeree contro l'ISIS in Siria.
2015: Intervento russo
Settembre: La Russia interviene militarmente a sostegno del regime di Assad, cambiando le dinamiche del conflitto.
2016-2017: Ripresa delle città chiave
Dicembre 2016: Le forze governative riconquistano Aleppo.
Ottobre 2017: Le Forze Democratiche Siriane, sostenute dagli USA, liberano Raqqa dall'ISIS.
2018: Attacchi chimici e tensioni internazionali
Aprile: Un presunto attacco chimico a Douma provoca una risposta militare da parte di Stati Uniti, Regno Unito e Francia contro obiettivi governativi siriani. Il governo siriano e il suo alleato russo negarono qualsiasi coinvolgimento, suggerendo che l'attacco fosse una messinscena orchestrata "dai ribelli" per provocare un intervento occidentale. L'Opac (l'Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche, l'organismo tecnico internazionale che vigila sul rispetto della Convenzione sulle armi chimiche) ritardò a lungo la pubblicazione delle sue indagini e il rapporto fu poi contestato da una mail interna all'Opac ottenuta da WikiLeaks (Repubblica).
2019: Offensive turche e crisi umanitarie
Ottobre: La Turchia lancia un'offensiva nel nord-est della Siria contro le forze curde, causando nuovi sfollamenti.
2020: Fragili cessate il fuoco
Marzo: Russia e Turchia mediando un cessate il fuoco nella provincia di Idlib, l'ultimo grande bastione ribelle.
2021: Decennale del conflitto
Marzo: Il conflitto entra nel suo decimo anno, con oltre 400.000 morti e milioni di sfollati.
Dal 2011 il conflitto siriano è diventato ancor più un complesso intreccio di interessi geopolitici, coinvolgendo numerosi attori regionali e internazionali. La recente offensiva dei ribelli siriani, guidata da Hayat Tahrir al-Sham (HTS) sotto la leadership di Abu Mohammed al-Jolani, ha portato alla caduta di Damasco e alla fuga del presidente Bashar al-Assad, segnando una svolta significativa nel conflitto.
Abu Mohammed al-Jolani e Hayat Tahrir al-Sham (HTS): Al-Jolani, originariamente affiliato ad al-Qaeda attraverso il Fronte al-Nusra, ha successivamente ribrandizzato il gruppo come HTS, cercando di distanziarsi dall'estremismo jihadista per ottenere legittimità regionale e internazionale. Tuttavia, HTS mantiene una dottrina salafita jihadista e ha consolidato il controllo su vaste aree nel nord-ovest della Siria, in particolare nella provincia di Idlib.
Abu Mohammed al-Jolani, chi è il leader dei ribelli siriani - Il sole24ore
La guerra civile siriana ha visto l'intervento di diverse potenze con interessi specifici:
Stati Uniti: Hanno focalizzato le operazioni sulla lotta contro lo Stato Islamico (ISIS) e hanno sostenuto alcune fazioni ribelli, tra cui le Forze Democratiche Siriane a guida curda. Documenti emersi nel 2016 hanno rivelato che Google, in collaborazione con il Dipartimento di Stato, ha sviluppato strumenti per aiutare i dissidenti siriani, indicando un coinvolgimento tecnologico nel sostegno all'opposizione.
Russia e Iran: Hanno sostenuto il regime di Assad sia militarmente che economicamente, mirando a mantenere la loro influenza nella regione. Tuttavia, impegni in altri conflitti, come l'Ucraina per la Russia, hanno limitato la loro capacità di intervento, lasciando Assad in una posizione vulnerabile.
Turchia: Ha appoggiato vari gruppi ribelli e ha condotto operazioni nel nord della Siria per contenere le forze curde e prevenire la formazione di un'entità autonoma curda lungo il suo confine. Recentemente, la Turchia ha espresso sostegno all'offensiva dei ribelli, con il presidente Erdogan che ha dichiarato: "La nostra speranza è che questo avanzamento in Siria continui senza problemi".
La caduta del regime di Assad solleva diverse preoccupazioni:
Stabilità Regionale: La presa di potere da parte di un gruppo con radici jihadiste potrebbe destabilizzare ulteriormente la regione, influenzando paesi vicini come il Libano, la Giordania e Israele. citeturn0news25
Crisi Umanitaria: Il conflitto ha già causato milioni di sfollati e rifugiati. Un cambiamento di potere potrebbe esacerbare la situazione umanitaria, con nuove ondate migratorie verso l'Europa e altri paesi. citeturn0news34
Terrorismo Internazionale: Nonostante gli sforzi di al-Jolani per distanziarsi dall'estremismo, la comunità internazionale rimane cauta riguardo al potenziale utilizzo della Siria come base per operazioni terroristiche globali.
La Siria, come altri Stati del Medio Oriente, fu creata per servire gli interessi delle potenze coloniali, non quelli delle sue popolazioni. Questo lasciò un'eredità di instabilità strutturale. Inoltre, la posizione strategica della Siria – al crocevia tra Europa, Asia e Medio Oriente – ha reso il Paese un campo di battaglia per influenze regionali e globali, esacerbando le tensioni e le ferite di una nascita forzata e di una storia di manipolazioni esterne e interne che ne hanno minato le fondamenta.