La causa della #morte di Alexei #Navalny non è ancora nota, ma è certo che c’entrano le sue idee, buone o cattive che fossero, il ché ne fa un evento particolarmente triste e doloroso. La tempistica dell’accaduto mi mette ulteriore disagio. Non riesco a trovare appigli con un ragionamento logico. Non è plausibile, con l’eco mediatico che tutti potevano prevedere, che #Putin, a capo di una delle maggiori potenze economiche e militari del mondo, potesse ordinare l’uccisione di un detenuto in un remoto carcere della Siberia proprio mentre si prepara alle elezioni presidenziali e collassa l'esercito ucraino.
Del luogo di detenzione di Navalny il Fatto Quotidiano scriveva a dicembre [1] “La colonia penale Ik 3 si trova a Charp, nella Yamalo-Nenetsia, una regione remota della Siberia. Gli inverni sono rigidissimi. Tanto per capirsi: nei prossimi giorni sono previste temperature attorno ai -28 gradi centigradi e un viaggio per raggiungere la cittadina di 6mila anime può durare anche settimane. “È una delle zone più isolate al mondo”, hanno commentato i suoi collaboratori. Così se già le comunicazioni dalla colonia penale numero 6 di Melekhovo, a circa 200 chilometri da Mosca, erano difficilissime, ora diventeranno praticamente impossibili. Un silenziatore a orologeria, alla vigilia delle elezioni.”
Di una morte della quale probabilmente si sarebbe potuto tenere segreta la notizia, non si conosce veramente né la data né l’ora, né la causa [2]. La stampa occidentale intanto, malgrado i diversi lati oscuri della storia personale e politica di Navalny [3], lo ha subito trasformato in un martire, strumentalizzandone di fatto la morte a uso della solita propaganda anti russa. A questo proposito “Il Ministero degli Affari Esteri russo ha invitato gli Stati Uniti a «mostrare moderazione e ad attendere i risultati della perizia medica» sul cadavere del dissidente. «Ci chiediamo perché per la Casa Bianca e per il Dipartimento di Stato la morte di un cittadino russo in una colonia penale russa si sia rivelata molto più importante e sembri più terribile della morte di un cittadino americano, il giornalista Gonzalo Lira, torturato in una prigione ucraina… [4]. Invece di accuse generalizzate, si sarebbe dovuta mostrare moderazione e attendere i risultati ufficiali dell’esame medico legale», ha affermato il dipartimento in una nota sul suo canale Telegram. Il riferimento è a Gonzalo Ángel Quintilio Lira López, giornalista dalla doppia cittadinanza, statunitense e cilena, residente in Ucraina, morto il 12 gennaio scorso mentre era detenuto dalle autorità ucraine, ancora senza processo, con l’accusa di aver compiuto non meglio precisate «attività filo-russe».
Quello che non riesco a comprendere con un ragionamento, basato su elementi oggettivi e non su mere supposizioni, è quale sarebbe il vantaggio di Putin nell’ordinare la morte di un suo ex oppositore marginale, condannato e imprigionato in uno dei luoghi più sperduti del mondo[5]. Si dice che il motivo sarebbe dimostrare la propria forza[6] ma è chiaro che si tratta di un’ipotesi romanzesca priva di qualunque base perché gli effetti, lo vediamo, sono esattamente contrari. Si dice ancora che la causa sarebbe la sua debolezza ma lo abbiamo visto pienamente sicuro di sé durante l’intervista di Tucker Carlson [7].
Se Navalny “doveva” morire perché non è accaduto nel 2020?[8]. La mattina del 20 agosto del 2020 stava lasciando Tomsk, città della Siberia dove era rimasto alcuni giorni. Sappiamo che iniziò a sentirsi male, che l’aereo fece un atterraggio d’emergenza a Omsk, sempre in Siberia, e che Navalny venne ricoverato d’urgenza. Il 21 agosto Alexander Murakhovsky, primario dell’ospedale di Omsk, spiegò in conferenza stampa che Navalny soffriva di «disturbi metabolici» e di un «forte calo dei livelli di zucchero nel sangue». Sappiamo che specialisti medici giunsero appositamente a Omsk da Mosca e che affermarono di non aver trovato segni di grave avvelenamento[9]. Sappiamo che Navalny chiese di essere trasferito in un ospedale occidentale, che gli fu concesso dopo varie esitazioni e che il 22 agosto fu organizzato un trasferimento in Germania con un aereo attrezzato da ambulanza pagato dall’ONG tedesca Cinema for Peace (?) e ricoverato in terapia intensiva all’ospedale Charité di Berlino. Ma se Navalny “doveva” morire perché fu lasciato partire?
Alla notizia della morte, Yulia Abrosimova Borisovna #Navalnaya, moglie di Navalny si trovava a #Monaco di Baviera e aveva in programma un discorso in una non ben specificata (dai giornali) “Conferenza di Monaco”. In quell’occasione ha lanciato accuse dirette e pesantissime a Putin[10]. Ha affermato che è il diretto responsabile della morte di suo marito e che “lui i suoi amici e il suo governo pagheranno per i crimini commessi verso il paese e la sua famiglia”. Non è stato sottolineato che si trattava della Munich Security Conference (#MSC), una delle più importanti conferenze internazionali su questioni di sicurezza e politica estera. Il fondatore della conferenza e il suo presidente onorario è Wolfgang Ischinger, un diplomatico tedesco che ha ricoperto importanti incarichi, incluso quello di ambasciatore tedesco negli Stati Uniti e di rappresentante permanente della Germania presso l'Unione Europea. Attualmente il presidente è Christoph Heusgen, un illustre diplomatico tedesco che ha ricoperto diverse posizioni di rilievo all'interno del governo tedesco e delle istituzioni internazionali. È noto per il suo ruolo come consigliere per gli affari esteri e di sicurezza della Cancelliera Angela Merkel, dal 2005 al 2017, e come rappresentante permanente della Germania presso le Nazioni Unite dal 2017 al 2021.
Ho l’impressione che rimarremo sorpresi quando si saprà come e perché è morto Alexei Navalny e ho paura che la situazione stia diventando incandescente.
Riferimenti